YPG e YPJ combattenti, eroi ed eroine usa e getta

YPG e YPJ combattenti, eroi ed eroine usa e getta

Prima incensati come le paladine e i paladini della pace in Medio Oriente, poi pugnalati alla schiena dagli alleati americani e abbandonati alla voluttà del calcolatore Erdogan, non lasciamo soli le donne e gli uomini curdi siriani!

C’è stato un tempo in cui le donne curde hanno combattuto con coraggio contro i carnefici dell’ISIS, mentre gettavano le basi per la creazione di una democrazia senza precedenti, e tutti i media non parlavano d’altro.
C’è stato un tempo in cui i curdi, insieme ai foreign fighters schierati a loro fianco, hanno combattuto per terra sino allo strenuo delle forze per permettere agli aerei americani di radere al 95% al suolo la capitale siriana del Califfato.
C’è stato un tempo in cui tutti i riflettori del mondo erano puntati sul progetto di costruzione di un mondo libero e democratico da parte delle forze curde in Rojava.

Oggi è arrivato il tempo di scegliere dove stare e NOI NON ABBIAMO DUBBI, STIAMO DALLA PARTE DEI CURDI!

Oggi c’è un presidente americano ansioso di presentarsi alle imminenti elezioni come l’uomo che mantiene le promesse, portare gli americani fuori dal Medioriente, così annunciaziò! annunciaziò! con il suo solito colpo di tweet: “È il momento per noi di sfilarci da ridicole guerre senza fine, molte delle quali tribali. È il momento di riportare i nostri soldati a casa.”

Quindi, grazie Ypg e Ypj per aver liberato Raqqa e Kobane, grazie per aver rischiato più di tutti e tutte la vita nella guerra contro Daesh, adesso non mi servite più. Cavatevela da soli.
Addio Rojava! Addio Kurdistan!

Usa e getta, appunto!

 

 

Il presidente turco, nel frattempo, conferma l’imminente attacco nel Nord-Est siriano volto «a ripulire il confine siriano dai terroristi e assicurare la stabilità della Turchia». Terroristi? Vuole combattere le rimanenze dell’Isis? No, falso! Vuole combattere le “milizie terroriste”? Si, vero! Perché è la definizione con cui etichetta le forze indipendentiste curdo-siriane da sempre. Fino a qualche giorno le stesse erano alleate degli americani nella lotta all’Isis, ora gli USA fanno spallucce e le lasciano in mano all’ “amico ritrovato”, il sultano macellaio Erdogan.

In altre parole, Washington guarderà dall’altra parte mentre i carri armati di Erdogan entreranno in questo spicchio di Kurdistan, sapendo benissimo che i curdi siriani non hanno modo di opporsi militarmente all’invasione turca. Con questa mossa Donald Trump ha praticamente deciso di regalare alcune centinaia di chilometri quadrati di territorio siriano al governo Turco, già ben appoggiato dalla Russia. Erdogan all’improvviso è diventato un amico da compiacere e Trump dà il benestare alla Turchia per realizzare il piano strategico adombrato sin dall’inizio della rivolta siriana, nel 2011: la creazione di una zona-cuscinetto, ritagliata ovviamente in territorio siriano, larga 30 chilometri (più o meno) e lunga 450, in pratica, dalla regione del Rojava (Occidente, in curdo) ai confini con il Kurdistan turco e iracheno, a Idlib.

Solo pochi giorni fa Erdogan annuncia, davanti alle Nazioni Unite, di voler “spostare” un milione di profughi dal proprio territorio nelle cosiddette “safe-zone” create nel nord della Siria. Si tratta di una palese violazione del diritto umanitario internazionale, che vieta il ricollocamento forzato dei rifugiati, oltre che di un’operazione di “ingegneria demografica” (la maggior parte dei profughi non sono originari delle zone in cui verrebbero ricollocati) attraverso cui la Turchia vuole indebolire la resistenza curda alterando gli equilibri. Secondo le unità delle Ypg e Ypj, ciò potrebbe provocare il ritorno della brutalità di Daesh nel Rojava.
Nell’ambito della Conferenza sul Confederalismo Democratico a Roma, conclusasi giusto il 6 ottobre, la portavoce delle Ypj lancia un appello alla comunità internazionale alle Nazioni Unite affinché questo progetto criminale venga bloccato «Erdogan vuole attaccare il nostro processo di costruzione di democrazia – dichiara la portavoce delle Ypj – Chiediamo a chiunque voglia un mondo di pace di non lasciarci soli».
Sarebbe interessante sapere qual è la contropartita offerta dalla Turchia alla decisione della Casa Bianca di ritirare i soldati americani e, soprattutto, di non interferire nell’invasione delle province curdo-siriane che Erdogan si prepara a lanciare.

Il destino dei curdi, quello di una giovane democrazia senza precedenti la Federazione Democratica della Siria del Nord, tutte le ambizioni d’indipendenza del popolo curdo, così vengono scambiati sulla scacchiera mediorientale come una pedina sacrificabile in nome della “stabilità” regionale.

C’è un aspetto di questa vicenda che ci appare molto inquietante perché richiama alla memoria dei casi similari: il genocidio degli armeni cristiani per mano turca sotto gli occhi della Germania, l’eccidio dei musulmani di Srebrenica del 1995 da parte delle milizie di Ratko Mladic in Bosnia-Erzegovina e quello dei palestinesi di Sabra e Chatila del 1982 perpetrato dalla Falange maronita in Libano.

In tutti questi casi, i combattenti vennero lasciati soli e chi avrebbe potuto impedire i massacri girò la testa dall’altra parte.
Prima che sia troppo tardi non lasciamoli soli!

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